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La via delle cappelle · approfondimento storico

Le cappelle dei misteri del Rosario

Sul finire del XVII secolo, in un periodo pesantemente marcato da divisioni e rivolte sociali, il popolo monregalese fu chiamato a riunirsi in preghiera attorno alla Madonna di Vico, venerata nel grande Santuario in costruzione.

Correva l’anno 1682, essendo vescovo monsignor Domenico Trucchi, e il 13 settembre si celebrò la prima incoronazione della Vergine, eletta Regina del Monte Regale. La funzione prese avvio dalla sede vescovile e vi partecipò tutta la città di Mondovì ed il suo popoloso distretto, sfilando con magnificenza e splendore in un’enorme processione.

In questa circostanza, al fine di conservare e nutrire la devozione, si fece progetto di edificare lungo la strada percorsa, detta “dei boschi”, che dal centro urbano portava più brevemente al Santuario passando per la contrada di Fiammenga, quattordici cappelle nelle quali fossero rappresentati i misteri del rosario. Il Santuario stesso avrebbe dovuto rappresentare il termine finale, cioè il quindicesimo mistero, che è l’incoronazione di Maria Vergine.

Il progetto sembrò plausibile e fu immediatamente accettato da alcuni cittadini devoti e facoltosi. I primi ad eseguire ciò che avevano promesso furono quelli che si erano assunti l’incarico di edificare le cappelle nell’abitato di Fiammenga, le quali, secondo l’ordine, avrebbero dovuto rappresentare i misteri gloriosi.

La famiglia Veglia innalzò la cappella dedicata alla risurrezione di Cristo all’inizio della contrada, al bivio per Vico e in vicinanza della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.

La famiglia Trombetta edificò la cappella dell’ascensione di Gesù al centro del paese, attigua alla casa che fu del venerabile Cesare, primo fervente apostolo della devozione alla Madonna del pilone. Curò la realizzazione dell’opera un parente omonimo del Trombetta, al tempo priore di San Pietro e Paolo. La chiesetta, di ragguardevoli dimensioni, all’esterno presentava un aspetto sobrio ma era assai bella internamente per le sue linee architettoniche aggraziate e la cupola a pianta esagonale.

Nell’uscir di Fiammenga, dove incomincia la ripida discesa verso il Santuario, fu fabbricata invece la cappella rappresentante la venuta dello Spirito Santo: di forma rotonda, con facciata convessa e garbato portale in pietra arenaria di Vico, fu dotata anche di un piccolo campanile. Il nome dei suoi fondatori fu immortalato nell’iscrizione, che inoltre riporta la data del 1689: si tratta di Stefano Ghigliozzi e Maria Airaldi, eminentissimi nipoti del cardinale Bona.

La data citata ci fa intendere il tempo di fondazione delle altre cappelle, come pure della quarta, i cui committenti rimasero ignoti. Essa fu costruita lungo la ripida “via Vecchia” per rappresentare l’assunzione di Maria Vergine al cielo. Don Luca Lobera, nella sua “Dissertazione” del 1791, descrive al suo interno un complesso statutario, costituito dagli apostoli attorno al sepolcro di Maria Vergine, per cui questa cappella, e la strada che la costeggiava, furono tradizionalmente nominate “degli Apostoli”.

Dopo la costruzione di questo primo nucleo di cappelle nulla più si fece, per circa 200 anni.

Si deve a monsignor Tommaso Ghilardi, zelante padre domenicano eletto vescovo della diocesi monregalese nel 1842, la ripresa dell’iniziativa.

Per rinvigorire il culto alla Regina del Monte Regale, in un contesto di rinnovato fervore che favorirà il compimento di tante opere al Santuario (tra queste l’edificazione della palazzata di ponente, la definizione delle facciate del tempio, la realizzazione delle torri campanarie, la copertura in rame della cupola), il presule promosse nel 1869 la memorabile festa della terza incoronazione. Preparata con molto zelo, come funzione riparatrice di un furto sacrilego delle corone avvenuto nel 1857, riuscì suggestiva e quanto mai devota.

Il vescovo per rendere più solenne la processione, che dal duomo di Mondovì mosse al Santuario il 15 agosto 1869, fece collocare lungo la strada quindici stendardi dipinti, rappresentanti i quindici Misteri del Santo Rosario e precisamente nei siti dove, secondo un suo progetto, avrebbero potuto sorgere altrettante cappelle. Lo stesso, nel 1872, pubblicò un appello ai cattolici italiani perché concorressero all’erezione delle cappelle da collocarsi lungo un viale che avrebbe unito Mondovì Piazza al Santuario.

Tale appello era formulato in un libretto preceduto da un’incisione rappresentante in prospettiva le prime cinque cappelle, quali idealmente in modo d’esempio si aveva intenzione di erigere, assieme a due archi trionfali, o porte, che avrebbero dovuto iniziare e terminare il percorso, essendosi ispirato a qualcuno dei Sacri Monti ben noti di Crea, Varallo, Orta e, in particolare, quello di Varese. Che tale fosse l’intenzione risulta dall’accenno alla rappresentazione dei misteri, da farsi in statue come in quei siti anziché con la sola pittura.

Il piccolo libretto, di una quarantina di pagine, aveva per titolo “Celebrità del Santuario di Mondovì presso Vico: ed appello ai cattolici italiani pel concorso alla erezione di quindici cappelle rappresentanti li quindici misteri del SS. Rosario” (Mondovì, presso Giuseppe Bianco, 1872), e chiedeva una piccola quota con cui sperava di ottenere un capitale sufficiente per realizzare l’impresa.

In ambito monregalese molti laici si mobilitarono con energia per la raccolta fondi, ed in questo frangente fu molto attiva la “Pia Associazione Cattolica”, già fondata con gli auspici del vescovo nell’ottobre 1869.

Il progetto era assai ambizioso. Non si trattava solo di costruire e decorare con originali opere d’arte quattordici edifici di culto, in modo da incentivare la pietà popolare alla preghiera mariana per antonomasia, ma di realizzare anche un bel viale alberato che li collegasse con eleganza e discrezione, percorribile in ogni stagione e alternativo alla strada carrozzabile, lungo circa tre chilometri, per l’uso esclusivo di fedeli e pellegrini. Della progettazione fu incaricato il geometra Giovanni Battista Schellino al quale si affiancò l’ingegner Stefano Vajra.

Purtroppo, Monsignor Ghilardi non poté attuare l’opera vagheggiata poiché venne a mancare nel giugno 1873: nel suo illustre ricordo sarà inaugurato tre anni più tardi, nell’atrio principale del Santuario, un monumento onorario eseguito dallo scultore Piero Dellavedova.

L’iniziativa proseguì allora, dal 1873 al 1886, sotto l’impulso del vescovo Placido Pozzi, convinto assertore del programma del predecessore, ma si portarono a compimento solo quattro cappelle.

Verso Mondovì, al bivio delle strade per Vico e per il Santuario, si collocò l’inizio del percorso con la cappella dell’annunciazione, e furono edificati i tempietti dedicati alla disputa di Gesù con i dottori del tempio, all’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani, e alla flagellazione di Gesù.

Pochi anni più tardi, dal 1888 al 1894, per iniziativa della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, fu aggiunta una quinta cappella, disegnata da don Bartolomeo Unia, intitolata al quarto mistero doloroso, cioè la salita di Gesù al Calvario.

Ad un esame oggettivo appariva evidente che i progettisti nelle loro realizzazioni avessero dato rilevante importanza alla parte architettonica a scapito di quella decorativa, rappresentativa dei misteri del santo rosario. Infatti, in due cappelle l’iconografia era stata relegata alle semplici ancone degli altari e, nelle altre tre, alle pitture delle pareti di fondo, con un esito poco coinvolgente e scarsamente fedele alle brillanti intenzioni del vescovo Ghilardi.

Il progetto, seppur non completo, giunse quindi a una definizione conclusiva. Dopo anni di tentativi per attingere nuove risorse economiche e dopo intense valutazioni tecnico-pratiche, fu abbandonata anche l’idea di creare l’aulico viale pedonale. Si puntò allora a seguire il tracciato stradale esistente, passante attraverso Fiammenga, e quindi a integrare nel percorso devozionale le cappelle dei misteri del rosario già costruite nella contrada due secoli prima.

A parziale completamento dell’opera nei primi anni del Novecento, essendo vescovo monsignor Giovanni Battista Ressia, si costruiranno ancora tre piloni intermedi, nei luoghi un tempo prescelti per la costruzione di altrettante cappelle, rispettivamente dedicati alla visita di Maria a Elisabetta, all’incoronazione di spine, e all’assunzione di Maria.

Due misteri gaudiosi, il terzo e il quarto, non furono rappresentati in alcun modo e solo nell’anno giubilare 2000 sono state poste croci commemorative nei relativi siti mai edificati.