Storia e arte
Cesare Trombetta e gli uomini di Vico
Cesare Trombetta (10 giugno 1571 – 28 gennaio 1623) è testimone e protagonista del fenomeno religioso che si sviluppa nel fondovalle della “Berbonesca”, presso la sacra effigie della Madonna, nell’ultimo decennio del Cinquecento.
Il giovane, originario di Vico, nell’aprile 1594 sta conducendo gli studi religiosi nel seminario della diocesi di Mondovì e contemporaneamente incomincia a frequentare il pilone e a pregare insieme ai suoi conterranei.
Trova il luogo incolto e trascurato e lo ripulisce dai rovi e dalle erbacce. Allo stesso tempo sente profondamente il legame spirituale verso la Madre di Dio, constata le buone azioni che fioriscono per mezzo della sua intercessione e partecipa della serena armonia che coinvolge le persone in orazione.
Così assume un ruolo attivo e si accolla la responsabilità di disciplinare e organizzare il movimento spontaneo, di portarlo in seno alla Chiesa, dargli un inquadramento e mantenere costante il dialogo tra le autorità ecclesiastiche e la comunità locale.
Con questo intento persevera nell’idea di costruire in loco una piccola chiesetta e propone il progetto ai suoi compaesani con grande entusiasmo.
Il suo desiderio è condiviso durante l’estate: nel luglio 1594 un’epidemia di febbri dilaga a Vico, e induce molte persone a raccomandarsi alle grazie della Madonna del pilone.
Da quel momento la gente inizia a pensare che sia davvero necessario impegnarsi concretamente per onorare la Vergine costruendo un edificio decoroso. Tutto il borgo accetta di sacrificarsi, di dedicare risorse, tempo e denaro, per lavorare all’opera.
Allora la comunità vicese, unita nell’intento, partecipa alla stesura di una “supplica” indirizzata al presule monregalese: la richiesta è accolta favorevolmente dal vescovo, monsignor Castrucci, il 12 settembre 1594.
Inizia così, con presupposti umili e semplici, la grande storia del nostro Santuario.
Cesare Trombetta, che gode della fiducia popolare per la sua integrità morale e per lo slancio dimostrato, è eletto dai compaesani amministratore e tesoriere.
Il 15 settembre, contestualmente ai primi lavori, egli inizia la compilazione del registro che è fondamentale per la ricostruzione degli esordi del movimento devozionale.
Si tratta del “Libro delli conti del ricevuto et speso per la fabrica della Madona del pilone di Vico”, il manoscritto amministrativo dove Cesare e i suoi collaboratori annotano puntualmente le “entrate” di cassa e le “uscite” della nuova impresa, fino al marzo 1596.
La piccola cappella sarà edificata nei mesi autunnali del 1594, in un clima di euforica collaborazione ma a costo di rinunce e di stretti sacrifici.
Nell’anno 1595, all’esplodere della notorietà, sarà gremita all’inverosimile di fedeli supplicanti e ricolmata di beni, gioie e ricchezze.
Ancora per molti anni a venire renderà testimonianza dell’iniziativa spontanea, scaturita dal basso, e sarà il fulcro della più autentica fede per l’immagine della Madonna di Vico.
Essa sarà officiata e fervidamente frequentata da generazioni di fedeli anche quando l’enorme cantiere tutt’attorno languirà in stato di semi abbandono.
La cappella, fabbricata dagli uomini di Vico nel 1594 sarà abbattuta solo nel 1748, dopo la costruzione della cupola, al momento dello smantellamento del cosiddetto “ponte reale”, l’enorme impalcatura realizzata per il sostegno della volta.
Allora il pilone della Madonna sarà esattamente accentrato e innalzato sul piedistallo. Attorno, su disegno di Francesco Gallo, nelle sontuose forme barocche, sarà eretto il tempietto centrale.
Il ricordo di Cesare Trombetta rimarrà legato per sempre alla causa che segnò la sua giovinezza.
Promotore entusiasta della Madonna di Vico e suo servo fedele agirà con mitezza e lavorerà quotidianamente con determinazione e umiltà. Da sacerdote continuerà a coltivare la propria spiritualità, perseguirà la sua inclinazione alla contemplazione interiore e assisterà malati, poveri e reietti, tanto da guadagnarsi, per acclamazione popolare, il titolo di “venerabile”.
In un gelido giorno invernale del 1623 egli avrà sepoltura al Santuario di Vico, e non poteva essere altrimenti. Le sue spoglie sono state deposte nel luogo che forse più di tutti avrebbe amato e desiderato: esattamente sotto al pilone, accanto all’immagine della santa Vergine alla quale aveva dedicato la vita, in eterna contemplazione.