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Storia e arte

Gli interventi del Novecento

Gli interventi del Novecento

Le problematiche strutturali dovute al cedimento delle fondazioni non si arrestarono nel Settecento, ed anzi il quadro fessurativo della cupola si aggravò. La lesione principale, presente sul versante ovest dell’edificio, raggiunse una larghezza di 48 mm, una lunghezza di 21,20 m all’intradosso e di 13,10 m all’estradosso.

L’amministrazione del Santuario, preoccupata dell’ulteriore peggioramento, incaricò l’ingegnere Martino Garro di organizzare una campagna di rilievo e analisi. Tra il 1935 e il 1962 egli realizzò un accuratissimo studio sullo stato della struttura determinando l’entità dei cedimenti delle fondazioni.

L’ingegnere riscontrò anche alcuni errori nella progettazione delle opere di drenaggio realizzate nell’Ottocento e pertanto, nel 1946, realizzò un terzo sistema di canali.

Martino Garro propose poi una soluzione per la messa in sicurezza della cupola anticipando di alcuni decenni la progettazione di quello che sarà l’attuale sistema di cerchiaggio del tamburo: l’ipotesi venne ritenuta non praticabile nonostante le condizioni critiche in cui versava l’edificio.

Nel 1975, dopo anni di denunce e drammatici appelli, l’allora Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, Giovanni Spadolini, concesse un importante finanziamento per avviare un lavoro di indagine globale riguardante l’edificio, dalle fondazioni al cupolino, con l’obiettivo di individuare le vere cause del suo dissesto.

A partire dal 1976 vennero quindi disposti alcuni accertamenti tecnici finalizzati a riconoscere la composizione del terreno di fondazione del Santuario: le perforazioni confermarono che sei degli otto pilastri che sostengono la struttura poggiano su uno strato di argilla, la quale, a contatto con l’acqua, diventa una piattaforma cedevole e instabile.

A queste operazioni fecero prontamente seguito definitivi interventi di risanamento del terreno e di ripristino del sistema dei canali per il drenaggio dell’acqua. Poi il lavoro di indagine si focalizzò sulla cupola: all’interno delle lesioni vennero posizionati dei trasduttori di movimento in abbinamento a sonde termometriche che consentirono di registrare i micro-spostamenti della struttura.

Tra il 1984 e il 1987 fu realizzato il progetto di cerchiatura finalizzato a “ricucire” gli otto spicchi lungo i cui profili, nel corso dei secoli, si era divisa la volta ovale, L’operazione consistette nell’apertura all’altezza della base della cupola e lungo tutto il suo perimetro, di 14 nicchie attraverso le quali fu possibile installare 4 barre in acciaio che, collegate tra loro, formarono un sistema in grado di cingere l’intera struttura e arrestare la dilatazione delle fessurazioni. Fece seguito il necessario intervento di consolidamento delle murature e il risarcimento delle tredici lesioni principali.

Dal 1986 al 1988 fu restaurato l’intero ciclo pittorico che ha restituito l’antico splendore alla superficie di oltre seimila metri quadrati.

Nel 1994 è stata installata una centralina in grado di raccogliere e automatizzare tutti i dati rilevati dai dispositivi di monitoraggio e di trasmetterli giornalmente al Politecnico di Torino per consentire un controllo accurato e continuo delle condizioni della struttura.

Indagini e opere degli anni Duemila

All’inizio degli anni Duemila l’amministrazione del Santuario ha provveduto al rinnovo dell’impianto di monitoraggio del sistema cupola-tamburo, funzionale a preservare il monumento anche dagli eventi eccezionali come sismi e alluvioni. Contemporaneamente è stato dato avvio a una vasta campagna di indagini finalizzate a determinare la composizione dei materiali costruttivi e lo stato di conservazione dei paramenti lapidei e delle strutture murarie.

L’attività di ricerca, coordinata dal Politecnico di Torino, ha visto la collaborazione di altri centri universitari, fra i quali Genova, Pavia e Nagoya in Giappone.

Nel 2016 il grande cantiere di restauro della struttura è terminato con i lavori di risanamento conservativo delle quattro torri campanarie.