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Storia e arte

Il pilone della Madonna di Vico

Il pilone della Madonna di Vico

La sacra immagine della Madonna con il Bambino, ora innalzata al centro del Santuario, fu dipinta su una colonna di mattoni nel fondovalle di Vico verso la fine del Quattrocento.

L’area bassa e pianeggiante, a quel tempo chiamata “Berbonesca”, era attraversata da da alcuni viottoli di campagna e da due ruscelli che ora scorrono incanalati in sotterraneo. La zona era boscosa e disabitata, solo saltuariamente frequentata da artigiani che sfruttavano le risorse del luogo – acqua, legname e giacimenti di argilla – per realizzare fornaci e cuocere coppi e mattoni. Quindi fu probabilmente un fornaciaio ad innalzare il pilone e a far dipingere la sacra rappresentazione, forse per propiziare la buona riuscita del proprio lavoro.

Una storia narra che, nel 1592, il pilone campestre oramai dimenticato e nascosto dai rovi venne involontariamente colpito da un cacciatore: lo sparo avrebbe causato lo sfregio sull’effigie di Maria, ridestato l’attenzione sul pilone e l’affermarsi della devozione.

Il profondo segno bianco, tra la mano sinistra della Madonna e il piede del Bambino, ancor oggi ben visibile sull’antico affresco, fa ritenere il fatto dello sparo come plausibile e realmente accaduto, tuttavia dalle carte d’archivio apprendiamo una nuova verità.

I dati conservati nelle “Memorie intorno alla Santissima Vergine di Vico” ci dicono che, attorno al 1590, il luogo solitario e appartato era un santuario terapeutico: il pilone costituiva una meta di riferimento per la gente del posto, bisognosa di conforto e cure, e la sacra immagine era venerata spontaneamente.

In un contesto in cui le immagini erano poche, la gentile raffigurazione della Vergine Madre, colta nel momento del tenero abbraccio verso il Figlio, parlava un linguaggio universale ed era un tramite verso Dio Padre.

Il popolo attribuiva all’icona della Vergine un potere taumaturgico e ad essa si rivolgeva con fede, portando piccoli doni, esprimendo voti e “novene” di preghiera con manifestazioni sempre più intense e fervide. Nel confidente incontro i fedeli ottenevano coraggio e consolazione, sollievo dagli affanni terreni e dai mali fisici.

Quindi la popolarità per l’immagine sacra della Madonna del pilone di Vico crebbe per effetto dei benefici, sia fisici che spirituali, ottenuti dalle persone che avevano implorato la sua intercessione.

Le notizie delle prime grazie sono documentate nel 1592/1593, e diedero vita a una venerazione assidua e vivace che si sviluppò in modo rapido e si diffuse capillarmente oltre i confini locali.

Il movimento aumentò esponenzialmente dalla primavera del 1595 in virtù di nuove guarigioni miracolose. Furono eclatanti, in particolare, due casi di prodigi accrescitivi e ricompositivi, cosiddetti “miracoli estremi”: si trattò della ricomposizione degli arti inferiori di un povero mendicante di Torino, Claudio Romagno, e della ricrescita della lingua di una donna muta di origini francesi, Giovanna da Macôn.

In seguito a questi eventi la notorietà della Madonna di Vico ebbe eco europea e si affermò con manifestazioni meravigliose, un’enorme affluenza di pellegrini e una straordinaria raccolta di elemosine e doni.

L’eccezionale e repentino sviluppo della devozione è unico nel panorama di quegli anni, paragonabile solo a quanto accadde, più recentemente, a Lourdes, Fatima e Medjugorje.